INTERVIENE IL COMITATO PER IL SI ALLA FUSIONE DI COSSOGNO IN VERBANIA

INTERVIENE IL COMITATO PER IL SI ALLA FUSIONE DI COSSOGNO IN VERBANIA

L’esito del Referendum non lascia dubbi e ne prendiamo atto.

La Comunità di Cossogno ha scelto di rimanere Comune sottovalutando, a nostro modo di vedere, le opportunità di sviluppo che la fusione offriva.  Un voto “contro” non “per”, come testimoniato dalla campagna elettorale del No che ha visto premere sull’accelleratore della paura del cambiamento (sino ad inventarsi la possibile chiusura della farmacia se avesse vinto il Sì alla fusione).

Verbania non ha risposto alle aspettative anche se, chi si è recato alle urne, ha votato a favore della fusione al 90%.

Come tutti i Comitati che nascono con uno scopo anche il nostro, pur non avendolo raggiunto, si scioglie.

Quello che sta accadendo in queste ore merita però di essere stigmatizzato. Ci riferiamo al trattamento offensivo di chi, a Cossogno, ha sostenuto le nostre tesi. Sbeffeggiare le persone è un atto di inciviltà che denota una immaturità democratica ed una ignoranza delle regole del vivere civile.

A Verbania, come avevamo ampiamente previsto qualche settimana fa è partita la corsa ad intestarsi l’astensione come voto contrario alla fusione. Inaccettabile.  Inqualificabile anche lo “sciacallaggio” politico a cui sono sottoposti in queste ore i Sindaci di Verbania e Cossogno su argomenti che nulla hanno a che fare con la proposta di fusione.
Anche chi si vuole candidare alla guida della città ha idee molto particolari in proposito e dichiara che il “no” di Cossogno conferma le “sue” ragioni per le quali si è astenuto. Incomprensibile dal punto di vista concettuale, anche perché le sue dichiarazioni non negano la validità della fusione. Se avesse votato, sarebbe più titolato a parlare. Troppo facile stare alla finestra e poi criticare quel che succede. Se è questo lo stile di governo che propone, stiamo freschi.

Riteniamo che si sia persa una grande occasione e chi invoca in alternativa una “unione dei Comuni” non conosce la storia recente dei tentativi falliti a causa degli egoismi locali per difendere una “identità” che solo chi abita nel territorio, se ne ha la volontà, può conservare.  Non è allargando i confini che si perde l’identità.  Trobaso, Suna, Pallanza e Intra che sono state costrette ad unirsi e formare Verbania nel 1939, possono vantare associazioni attive per tale scopo.

Ringraziamo che, con noi, si è speso in questa battaglia.

Il Comitato per il Sì alla fusione Cossogno in Verbania

  1. Ciò che è davvero inaccettabile è la pochezza di chi un giorno fa un comitato per l’astensione su un referendum e il giorno dopo critica chi si astiene da un comitato per il SI. Questo doppiopesismo rende poco credibili “certi pulpiti”.
    Personalmente ho scritto molto sulla fusione tra Verbania e Cossogno, e la mia tesi è sempre stata quella che era un progetto da fare ma da fare seriamente, ho spiegato per tempo che il referendum che oggi è evidentemente fallito, fosse uno spreco di denaro pubblico.

    Ma mi spiegate, se i vantaggi strombazzati tardivamente da Marchionini e i suoi , fossero davvero così elementarmente positivi e a senso unico, perchè si è dovuti arrivare fino a un referendum inutile? Perchè un politico, eletto e con una delega amministrativa, a fronte di tanti vantaggi , deve sottoporre una linea di indirizzo tanto complessa a persone che hanno famiglia, lavoro e impegni vari e che li hanno delegati per amministrare al meglio, di stare a casa una Domenica, documentarsi e votare per qualcosa che ti dicono abbia solo vantaggi? ma non potevano far che farla?

    La verità è che la questione è ben diversa. La democrazia diretta, quella che legittimamente propongono i 5 stelle , vedrebbe benissimo che su temi di questo tipo si facciano referendum (senza quorum), e la cosa ha una sua logica , ma qui si confonde il non volersi far carico di responsabilità di scelte , con la partecipazione.
    Una politica seria, quella che vorrei, avrebbe iniziato da tempo a strutturare un progetto sulle convenienze di una fusione, ci avrebbe detto quale visione si perseguiva, ci avrebbe parlato di Cicogna e del suo futuro, avrebbe valorizzato esempi che già esistono vedi il progetto nato a Caprezzo di pirogassificazione e manutenzione dei boschi .

    Ma nell’era di Marchionini , nulla di tutto ciò, ci sono dei soldi? ok, tanto basti, ma facciamo finta che scegliete voi… (peccato che non ha fatto i conti col quorum).
    Particolarmente significativo (politicamente) poi, non è tanto la mancanza del quorum a Verbania (lo sapevano anche i sassi che non ci sarebbe stato), ma la vittoria dei NO a Cossogno, paese dove Marchionini è stata Sindaco e dove evidentemente se la ricordano bene…

    Cosa accadrà ora? Se fossimo un paese serio, con una politica seria, ci sederemmo a un tavolo e ricominceremmo da capo a valutare pro e contro di una fusione, lo faremmo in un ottica di lungo periodo e non in una logica di finanziamenti e diremmo a politici come Marchionini e tutti i suoi uomini di paglia, che hanno fallito miseramente, e che possono anche lasciare spazio a persone più motivate e meno indottrinate.
    Certamente vedere i meschini propositori dell’astensionismo come seria posizione politica salire in cattedra è fastidioso, come è fastidioso vedere politici oggi in un comitato e domani in quello opposto, a tutti loro voglio dire che mi fanno pena.
    Certo, il fatto che lo dica uno che a questo referendum si è consapevolmente astenuto può sembrare strano, ma una cosa è raccontare il proprio percorso e le proprie ragioni (e questo è ciò che io ho fatto e con fastidio ho scelto di astenermi dopo aver provato a fare proposte alternative raccontate anche in molti post e articoli), altra cosa è “bullarsi” per una vittoria più facile che scontata, una pseudo vittoria che mette ancor più nell’angolo una politica infinitamente debole.
    Renato Brignone

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