PAESAGGI NARRANTI IN MOSTRA AL MUSEO DEL PAESAGGIO PER I 150 ANNI DEL CAI VERBANO

PAESAGGI NARRANTI IN MOSTRA AL MUSEO DEL PAESAGGIO PER I 150 ANNI DEL CAI VERBANO

In occasione del 150° Anniversario della fondazione, il Cai Verbano si confronta con le opere della Pinacoteca del Museo del Paesaggio. Attraverso la natura protagonista della pittura paesaggistica e l’osservazione delle vedute rappresentate nei dipinti, si ha una visione della montagna e della vita degli alpigiani che cambia. È in quest’ottica che nasce la mostra Paesaggi narranti: suggestioni narrative scritte da Tullio Bagnati, una passeggiata artistico/ambientale che accompagna il pubblico attraverso le sale del museo tramite nove opere scelte che evidenziano i cambiamenti ambientali, la trasformazione della vita alpina e l’evoluzione dell’approccio alla montagna che coincidono con la storia della sezione Verbano Intra del Cai.  Paesaggi narranti si inaugura venerdì 14 giugno alle ore 18  a Palazzo Viani Dugnani fino al 6 ottobre 2024. E’ promossa dal Cai Verbano Intra con il Museo del Paesaggio e con il sostegno di Fondazione Comunitaria del Vco.  Il percorso di Paesaggi narranti parte dalla Veduta di Intra dal lago di Luigi Litta con lo skyline della città all’epoca della fondazione del Cai Verbano. Prosegue con le vedute dei paesaggi alpini di Federico Ashton, propone una riflessione sui cambiamenti climatici, racconta un passato che non c’è più ma anche gli ambienti e la natura della montagna. Infine Fletschhorn di Eugenio Gignous, con la storia di un “quattromila mancato” e di un bizzarro progetto per alzare di sette metri la vetta.   Si dice che passeggiare sia una pratica di vita importante. 

PAESAGGI NARRANTI     14 giugno – 6 ottobre 2024        Museo del Paesaggio di Verbania       Palazzo Viani Dugnani, via Ruga  Pallanza       Orari: 10-18,m chiuso martedì       Info: www.caiverbano.it, www.museodelpaesaggio.it

NELLE FOTO opere di Gignous e Bolongaro

 

 

 

  1. Alberto Spriano 11 Giugno 2024, 19:37

    Il territorio della provincia Azzurra è rappresentato in opere d’arte emblematiche.
    Un territorio fatto di laghi, di golfi, di isole, di valli, di torrenti, di montagne, di alpeggi e di un grande fiume che nasce da una cascata. Paesi e borghi fondati lungo le vie del commercio e le vie d’acqua. Un territorio che è insieme una moltitudine di paesaggi descritti in modo emozionante attraverso le opere d’arte di grandi artisti.
    Incommensurabili gli acquerelli di Joseph Mallord William Turner, il più importante paesaggista inglese dell’Ottocento nei viaggi sul lago Maggiore dal 1828 al 1848. Opere annoverate nel patrimonio del Tate Modern di Londra.
    “La luce è dunque colore”, diceva Turner. I suoi studi condotti sulla luce, analizzata come strumento per esprimere le emozioni, lo portarono a creare un linguaggio innovativo, che ispirò le generazioni successive di pittori e con cui anticipa le tendenze stilistiche della fine del XIX secolo. Particolari gli acquerelli nei quali sperimenta l’uso e la miscela dei colori, creando una profondità spaziale e uno stile unico, ineguagliabile.
    L’occhio di Turner, il realismo istantaneo di Ferraguti, la velocità e l’espressività di Tallone, le valli, gli alpeggi, i paesi, i passi, i ghiacciai di Ashton precipitato in un burrone e il luminista Gifford che visitò l’Isola Bella nel 1856 e di nuovo dodici anni dopo, dipingendo il sito numerose volte e perfezionando la sua visione della scena. Alla fine di luglio del 1868, Gifford trascorse diversi giorni nell’attesa di cogliere l’attimo: “Era una giornata perfetta, non troppo calda. Sono giunto alla conclusione che questa parte del Maggiore è il più bello di tutti i laghi italiani”. Quest’opera capolavoro di Sanford Robinson Gifford che ritrae con luce ambrata l’Isola Bella e il Lago Maggiore è del 1871 ed è patrimonio artistico di The Met Fifth Avenue a New York.
    Certamente meno raffinato ma più popolare, il capolavoro di Achille Tominetti “Acquazzone in montagna o Temporale” esposto alla Permanente di Milano nel 1895 e in seguito pubblicato, sia nel marzo del 1909 che nell’aprile del 1911, su Verbania, rivista mensile illustrata del Lago Maggiore, sotto il nuovo titolo di Temporale e di dichiarata proprietà del noto mercante Vittore Grubicy. Il dipinto ebbe grande notorietà presso il pubblico, tanto che Tominetti lo replicò più volte in diversi formati. Sergio Rebora così lo descrisse: “La composizione appare incentrata su un’intensità emotiva suscitata dal particolare effetto atmosferico dove l’intonazione cupa del cielo predomina sulla globalità dell’immagine in cui, ancora una volta, il pittore inserisce il motivo del gregge guidato da una pastorella con il rosso ombrello aperto. Questa interpretazione soggettiva induce ad una lettura velatamente simbolica di alcuni elementi naturalistici come la segantiniana betulla contorta sulla destra e l’incombente e maestoso gruppo del Mottarone sullo sfondo”. La vista panoramica di quest’opera tipica dei paesaggi lacustri, in questo caso Feriolo e Baveno, rappresenta lago e montagna. Un Mottarone con la vetta innevata com’era un tempo.
    Assai piacevoli due opere narranti di Cesare Vittore Luigi Tallone, “Macugnaga” e “Alta montagna”.
    Conclude il quadro artistico narrante della provincia Azzurra due opere di Federico Ashton dello stesso tema, là dove nasce la Toce: “Cascata del Toce” del 1890 e del 1894. Qui, vale la pena di citare John Ruskin in “Lettere ai genitori” del 1845: “Quando dall’aspetto delle pendici si arguiva che la cascata della Toce doveva trovarsi a non più di un’ora di cammino, l’ultimo villico mi aveva augurato gute nacht, mentre se ne tornava a casa col rastrello in spalla; e le candele rischiaravano con la loro luce incerta i casolari sparsi nella valle sottostante. Il fragore della Toce si faceva sempre più assordante mentre calava il silenzio della notte. Il vento soffiava gelido e pungente dai ghiacciai del Gries, che si paravano innanzi; e la luna, quasi piena, sorgeva sui monti del San Gottardo: già le sue ombre scure si stendevano sulle pietre del sentiero. Mi sono seduto sopra una roccia e ho contemplato per un po’ il luccichio del ruscello che fluiva accanto alla strada.”
    Concludo dopo tutti questi paesaggi della provincia Azzurra narrati nella storia dell’arte, con la fatidica domanda: “Troveremo un politico che si impegnerà a fondo per promuovere la candidatura della provincia Azzurra per annoverarla tra i patrimoni mondiale dell’umanità UNESCO?”
    Confidenti, attendiamo la risposta.

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