REFERENDUM COSTITUZIONALE: LA FEDERAZIONE DEGLI STUDENTI SOSTIENE IL “SI”, MENTRE SI COSTITUISCE IL COMITATO VCO DI FORZA ITALIA PER IL “NO”

REFERENDUM COSTITUZIONALE: LA FEDERAZIONE DEGLI STUDENTI SOSTIENE IL “SI”, MENTRE SI COSTITUISCE IL COMITATO VCO DI FORZA ITALIA PER IL “NO”

Nuove prese di posizione sul referendum costituzionale del prossimo autunno. Il tema è stato lungamente approfondito in mesi di informazione, discussione e confronto dalla Federazione degli Studenti del Vco, che anticipando la posizione espressa dalla Federazione a livello nazionale ha deciso a larghissimo maggioranza di sostenere il fronte del SI. Il coordinatore provinciale Mattia Nobili ha diffuso il segue comunicato per spiegare la decisione assunta:

Siamo pronti a  lavorare, in collaborazione con qualsiasi associazione o partito (purchè antifascista) che abbia una posizione analoga alla nostra sulla riforma  costituzionale. Pronti a sostenerla pubblicamente fin da ora, perchè pensiamo sia necessario migliorare la Costituzione per cambiare il paese. Siamo lontani dalle logiche di partito che vogliono a tutti i costi collegare la permanenza di Renzi con l’esito del referendum. Diciamo SI al referendum costituzionale da antifascisti e democratici veri e rispettiamo chi la pensa diversamente. Noi non ci permetteremo mai di accumunare i diversi schieramenti che sono contrari alla riforma, come alcuni politici con pura propaganda stanno facendo.

Il Bicameralismo Perfetto è stato utile ed elemento di forza e equilibrio per un lungo periodo della nostra storia Repubblicana, ma da circa trent’anni rallenta e indebolisce il nostro Stato.  I tempi sono cambiati, restare ancorati ad articoli superati  è dannoso per tutti. E’ demagogico parlare di tradimento dei padri costituenti, per chi critica questa riforma,  visto e considerato che i padri costituenti scrivendo la Costituzione hanno inserito l’articolo 138 che determina le procedure per la revisione della seconda parte della stessa Costituzione.  La Federazione Degli studenti non crede che questa riforma sia perfetta, ma è comunque un salto in avanti di decenni.  Sosteniamo per tanto il SI per superare il Bicameralismo perfetto:  vogliamo una Camera che sarà l’unico organo eletto dai cittadini a suffragio universale diretto e dunque l’unico ramo del Parlamento che dovrà approvare le leggi più importanti e porre la fiducia al Governo.  Il Senato diverrà un organo che rappresenta gli enti territoriali e mantiene la funzione legislativa (insieme alla Camera) sui rapporti tra Stato, Unione Europea ed enti territoriali, oltre e a partecipare alle elezione del Presidente della Repubblica, del Consiglio Superiore della Magistratura e dei giudici della Corte Costituzionale.   Questo insieme al ritorno di alcune competenze allo stato centrale, si tradurrà in una maggiore stabilità e governabilità del paese, oltre a velocizzare enormemente l’iter legislativo. Avere due Camere che fanno esattamente lo stesso lavoro, rallenta  e indebolisce la democrazia. È ora di fare un passo avanti.   La riforma prevede anche l’abolizione dei Senatori a vita (lo saranno solo i Presidenti della Repubblica) e il taglio di 315 stipendi (gli attuali senatori) visto che il senato sarà formato da sole 100 persone (95 scelti dalle Regioni di cui 21  sindaci e 5 dal Presidente della Repubblica) che hanno già uno retribuzione e non potranno averne un’altra.  Questo assieme all’abolizione del Consiglio nazionale per l’economia e il lavoro (organo inutile) porterà un taglio importante dei costi della politica.

Non ci nascondiamo dietro un dito, anche se da destra a sinistra le forze politiche si schierano contro questa riforma, noi sosteniamo il SI.  Un SI perché un cambiamento è necessario. L’Italia  deve  stare al passo con i tempi. Se vincerà il SI avremo una Costituzione più vicina ai cittadini.  Noi crediamo che questo paese sia un grande paese, e al referendum lo dimostrerà.

Intanto si è costituito il Comitato per il NO del Vco di Forza Italia che aderisce a quello nazionale. I referenti per il Verbano sono Massimo Manzini, Antonio Notarianni e Mirella Cristina per il Verbano. Quella contro la riforma Renzi-Boschi sarà una grande battaglia – afferma quest’ultima –: tutto il centrodestra è unito per dire no e noi di Forza Italia siamo in prima linea con questo Comitato, affiliato a quello nazionale già costituito. Il Comitato è unico per tutta la provincia ma ognuna delle tre zone del Vco avrà dei propri referenti. E per ogni zona poi ci sarà anche una pagina Facebook. Il nostro obiettivo? Spiegare con parole semplici e chiare ai cittadini il perché di questo “no”, e in generale che gli italiani si accostino al voto il più informati possibile, Aggiunge Manzini: La Costituzione è un patrimonio comune. Gli articoli coinvolti da questa riforma sono più di 50: l’unico strumento attraverso il quale modificare così profondamente il patto fondativo della nostra nazione dovrebbe essere un’assemblea costituente, e non un governo non scelto dai cittadini e sostenuto da persone elette in una coalizione avversaria al Pd. Questa riforma, assieme alla nuova legge elettorale, accentra in una sola persona un tale potere come non si era mai visto nella storia repubblicana e il bicameralismo di fatto rimane, perché il Senato non sparisce e avrà dei poteri di veto».

Nella foto il Comitato per il NO del Vco di Forza Italia.

comitato no forza italia

 

  1. La riforma Boschi-ha scritto Alessandro Pace che tuttora presiede con altri il comitato nazionale per il No al referendum – ha un contenuto disomogeneo e non consente agevolmente agli elettori, secondo quel che dice l’art.138 della Costituzione, di rispondere a un quesito unico e omogeneo. La riforma consegue da un’iniziativa del governo e non da un’iniziativa parlamentare con il rischio di condizionarne l’approvazione alle scelte di indirizzo politico del Governo piuttosto che del Parlamento. La riforma Boschi, in ogni caso, nell’attribuire ai consigli regionali e non ai cittadini il diritto di eleggere il Senato, viola la sovranità popolare di cui “la volontà dei cittadini espressa attraverso il voto costituisce il principale strumento di manifestazione “come è stato affermato dalla Corte costituzionale nella sentenza numero 1 del 2014.

    E la Consulta potrebbe dichiararne l’incostituzionalità perché la norma violerebbe “uno dei principi supremi della Costituzione” secondo quanto è stabilito nella sentenza n.1146 del 1988. E ancora:” Come scrisse nel 1948 Carlo Esposito, uno dei massimi costituzionalisti del Novecento: “Il contenuto della democrazia non è che il popolo costituisca la fine storica o ideale del potere ma che abbia il potere; non già che abbia solo il potere costituente ma che a lui spettino i poteri costituiti;e che a lui spettino i poteri costituiti; e che non abbia la nuda sovranità (che praticamente non è niente) ma l’esercizio della sovranità (che praticamente è tutto)”. E non vale l’affermazione dei sostenitori della riforma che parlano di riforma indiretta. Leopoldo Elia precisò che si ha “elezione indiretta “in senso proprio” solo quando siano previsti a tal fine dei “grandi elettori” che a loro volta eleggeranno 349 senatori.

    Affermare che il popolo italiano eleggerebbe indirettamente il Senato perché i Consigli Regionali eletti dal popolo leggerebbero a loro volta i senatori è quindi una vera baggianata. E’ come dire che il popolo italiano elegge il Presidente della Repubblica perché il Presidente viene eletto da Camera e Seanto che sono eletti dal popolo.
    Si tratta di un’analogia superficiale e, come tale, giuridicamente improponibile. Il Senato con la riforma Boschi non è abolito ma ne è ribadita la funzione legislativa e quella di revisione costituzionale ma non essendo stato eletto direttamente dal popolo, il Senato sarebbe privo di legittimazione democratica.
    I nuovi senatori continuerebbero a fare i sindaci o i consiglieri regionali e per l’importanza e l’onerosità delle funzioni senatoriali sarebbero nell’impossibilità di curarne il puntuale espletamento. La differenza tra il nuovo Senato italiano e quello americano è notevole. Negli Stati Uniti ciascun senatore lavora a tempo pieno e gode per giunta della collaborazione di uno staff di 34 persone tra consulenti e impiegati. Perché contro i senatori italiani non avrebbero il tempo necessario per assolvere a tutte le funzioni connesse alle loro cariche.

    I futuri senatori godrebbero di un rimborso spese e di una “immunità personale” dagli arresti e dalle perquisizioni personali e domiciliari e dai sequestri della corrispondenza,col rischio di trasformare il Senato in un refugium peccatorum .

    La riforma amplia il potere di iniziativa legislativa del Governo mediante la previsione di disegni di legge “attuativi del programma di governo” , da approvare, da parte della Camera dei deputati dalla deliberazione d’urgenza dell’assemblea. Il che rischia di restringere ulteriormente gli spazi per l’iniziativa legislativa parlamentare -attualmente ridotti al solo 20 per cento-grazie a possibili capziose interpretazioni estensive sia del concetto di “programma di governo” sia del concetto di “attuazione del programma”- Naturalmente la riduzione del numero dei senatori da 315 a 100 rende irrilevante il voto dei senatori nelle riunioni del Parlamento in seduta comune. Né si può dire che la riforma snellisce il procedimento legislativo perché prevede otto distinti iter di approvazione legislativa con il rischio di non infrequenti conflitti procedurali che potrebbero addirittura configurare vizi di legittimità costituzionale di natura procedimentale di competenza della Corte costituzionale.

    Rispetto alle opposizioni si può dire che la riforma Boschi, pur senza abolire il Senato, ne ha svuotato il ruolo di contropotere politico esterno alla Camera dei deputati senza compensare tale svuotamento con il rafforzamento del sindacato ispettivo, tra cui l’introduzione del potere di inchiesta da parte di un quarto dei componenti delle assemblee, come previsto in Germania dal 1918 e con successo.

    Il “nuovo” articolo 64 della riforma Boschi si limita infatti a rinviare ai regolamenti delle due Camere il compito di garantire i “diritti delle minoranze parlamentari” e al regolamento della sola Camera dei deputati “lo statuto delle opposizioni”. Poiché però i regolamenti parlamentari devono essere approvati comunque dalla maggioranza dei componenti dell’assemblea,è di tutta evidenza che sarà il partito che ha la maggioranza assoluta o relativa a condizionare il diritto delle minoranze o delle opposizioni. E vedremo in seguito quale sarà questo partito dopo le amministrative,i l referendum e le nuove elezioni politiche. Per ora questo è ancora incerto.

    Sul rapporto Stato-Regioni la riforma ha un impatto micidiale. La riforma attribuisce allo Stato oltre 50 materie sotto 21 numeri dalla a alla z e alla responsabilità esclusiva delle Regioni soltanto 15 materie di contenuto prevalentemente organizzativo. Si attribuisce al Governo e alla Camera la possibilità di intervenire in qualsiasi materia di competenza esclusiva delle Regioni quando lo richieda la tutela dell’unità giuridica ed economica della Repubblica o la tutela dell’interesse nazionale”.

    Inoltre nella riforma Boschi si attribuisce alla potestà legislativa esclusiva dello Stato il compito di dettare le “disposizioni generali e comuni” in materie come la tutela della salute,le politiche sociali, l’istruzione anche universitaria, l’ordinamento scolastico, le attività culturali e sul turismo e molte altre, sena però prevedere in favore delle Regioni la necessaria potestà legislativa di attuazione. Dimentica altresì di attribuire la competenza legislativa esclusiva in materie impor tanti quali la circolazione stradale, i lavori pubblici, l’industria, l’agricoltura, l’artigianato , l’attività mineraria , le cave, la caccia e la pesca.

    L’ultima domanda che un giornalista fa al professor Pace interessa particolarmente chi scrive perché riguarda quel che disse Giorgio La Pira quando affermò che “la Costituzione è la casa comune degli Italiani”. La riforma Boschi persegue un simile obbiettivo? E Pace risponde:”Neanche per sogno. IL fatto che il risultato della sesta e ultima votazione della legge Boschi abbia registrato su 630 deputati 361 voti favorevoli, 7 contrari e 2 astenuti, conferma la natura divisiva e non inclusiva (la “casa comune!) della riforma di Renzi (N.Tranfaglia)

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