CONSIGLIERI COMUNALI CHIEDONO LA REVISIONE DEL NUOVO ACCORDO ITALIA-SVIZZERA PER I LAVORATORI FRONTALIERI

CONSIGLIERI COMUNALI CHIEDONO LA REVISIONE DEL NUOVO ACCORDO ITALIA-SVIZZERA PER I LAVORATORI FRONTALIERI

Il consigliere comunale verbanese Lucio Scarpinato  (assieme al collega Angelo Tandurella  di Domodossola) ha presentato un ordine del giorno per chiedere alle rispettive Amministrazioni di attivarsi presso il Governo perché riveda il nuovo accordo Italia-Svizzera che penalizza frontalieri e Comuni e perché agisca con più trasparenza e chiarezza.

Lo scorso 22 dicembre – si legge nel documento –  il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha annunciato che i negoziatori dei due Stati avevano siglato l’accordo sull’imposizione dei lavoratori frontalieri e sul regime dei ristorni, che ora dovrà passare all’esame di Governi e Parlamenti.

Tale accordo prevede l’introduzione della doppia imposizione sul reddito: 70% in Svizzera con aliquote svizzere e il restante 30% in Italia con aliquota italiana, con un aumento graduale che partirebbe del 2018, Concretamente questo vuol dire che ogni frontaliere perderà almeno uno stipendio l’anno in tasse aggiuntive, perché le aliquote italiane sono più alte di quelle svizzere. Inoltre è prevista la cancellazione dei ristorni versati dalla Svizzera: dovrà essere lo Stato Italiano a farsi carico del trasferimento di risorse equivalenti ai Comuni che prima ne beneficiavano. Sappiamo però come finisce in questi casi: nel giro di poco da Roma non arriverà più nulla o comunque meno di quanto preventivato.

Noi sosteniamo l’utilità di uno Statuto Europeo del Frontaliere, che chiarisca che un lavoratore deve essere soggetto a tassazione sul reddito solo nel Paese in cui tale reddito viene prodotto.

Insomma questo accordo toglie milioni di euro ai Comuni e migliaia di euro ad ogni famiglia, andando chiaramente a penalizzare il tessuto produttivo e commerciale locale per via della minore capacità di spesa complessiva. Si tratta oltretutto dell’ennesima azione a svantaggio dei lavoratori ed ex lavoratori frontalieri, che nel recente passato hanno già subito diverse forme di penalizzazione fiscale ed economica. È necessario che su tutte queste partite lo Stato italiano cambi atteggiamento e si dimostri amico dei lavoratori ed ex lavoratori frontalieri.

Unica nota positiva dell’accordo è l’impegno italiano ad investire sui collegamenti e le infrastrutture di trasporto che servono le zone di confine. Ma perché tale impegno non rimanga solo una vaga promessa, chiediamo che il Governo definisca sin da ora insieme ai Comuni della fascia di frontiera e ai lavoratori quali debbano essere e con quali risorse sicure saranno finanziate le opere. 

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