LA CASSAZIONE ANNULLA L’ASSOLUZIONE PER I 5 DIRIGENTI MONTEFIBRE DI VERBANIA PER LA MORTE E LE LESIONI PER AMIANTO DI 27 LAVORATORI

LA CASSAZIONE ANNULLA L’ASSOLUZIONE PER I 5 DIRIGENTI MONTEFIBRE DI VERBANIA PER LA MORTE E LE LESIONI PER AMIANTO DI 27 LAVORATORI

 La Cassazione, III Sezione Penale, presieduta da Vito Di Nicola, ha annullato la sentenza della Corte d’Appello di Torino, che in sede di rinvio aveva mandato assolti gli ex dirigenti della Montefibre di Verbania imputati nella vicenda dei lavoratori della fabbrica di Pallanza morti per amianto.  Dovranno quindi tornare in Tribunale i cinque ex manager della Montefibre per rispondere di omicidio colposo e lesioni personali gravissime per le morti/malattie dovute a mesotelioma, carcinoma polmonare e asbestosi di 27 lavoratori. Nello stabilimento di Pallanza si producevano fibre poliammidiche, in particolare il nylon 6,6 e l’amianto era presente come materiale di coibentazione nei macchinari della lavorazione del nylon, i cui componenti potevano raggiungere temperature molto alte.
Soddisfazione per la sentenza viene espressa in un comunicato da Medicina Democratica – Movimento di Lotta per la Salute  e AIEA – Associazione Italiana Esposti Amianto, parti civili ricorrenti. Si tratta di una grandissima e storica vittoria – dice Laura Mara del Foro di Busto Arsizio, avvocata delle parti civili ricorrenti -. Ora, per la terza volta, si celebrerà’ un nuovo processo per i lavoratori deceduti della Montefibre e sarà una nuova sezione della Corte d’Appello di Torino, che dovrà rifare il processo e che con evidenza dovrà rispettare il rinvio vincolato della sentenza della Corte di Cassazione, che leggeremo non appena usciranno le motivazioni.                                                  Aggiunge Fulvio Aurora,  responsabile  delle vertenze giudiziarie di Medicina Democratica e AIEA:  Con questa sentenza della Cassazione, che non è la prima nel suo genere, confidiamo che si apra una pagina nuova per il riconoscimento sia delle responsabilità di chi non ha tutelato, a suo tempo, la salute dei lavoratori, sia del nesso di causalità tra l’amianto presente in quella, come in tante altre aziende simili, e l’insorgenza di patologie gravissime e mortali come il mesotelioma. Seguiamo questi processi come parti civili dal 2004, e ne stiamo seguendo una quarantina in varie parti del Paese: troppe volte abbiamo assistito all’affermarsi di teorie “negazioniste”, per cui molti processi si sono risolti con l’assoluzione o con la prescrizione dei reati contestati, anche grazie alla durata infinita e alla cavillosità dei procedimenti giudiziari. Chi si è ammalato e ha perso la vita per il lavoro merita giustizia.

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