RICORDATE LE VITTIME DEL NAZIFASCISMO A BIENO

RICORDATE LE VITTIME DEL NAZIFASCISMO A BIENO
Presso la chiesa di S.Antonio a Bieno, a cura dell’Anpi Verbania sono stati ricordati i civili e il partigiano uccisi dai nazifascisti. Sono intervenuti il parroco don Paolo Zanotti, il sindaco Assunta Rigoli, Giorgio Danini dell’Anpi Fondotoce e il partigiano Arialdo Catenazzi dell’Anpi Verbania.  Ecco come l’Anpi ricorda i fatti accaduti a Bieno di S. Bernardino Verbano.
È l’alba del 29 gennaio 1944: una squadra di partigiani della formazione “Valdossola” sorprende una pattuglia delle brigate nere nei pressi della Crociera di Fondotoce e la disarma». La squadra partigiana riprende quindi il cammino verso Bieno, una frazione di S. Bernardino Verbano, a circa tre chilometri da Fondotoce: infatti, in un’osteria di Bieno, è fissato alle 11 un appuntamento fra Superti, comandante del “Valdossola”, e Mario Muneghina, il Capitano Mario. La squadra partigiana ha perciò molto tempo a disposizione, ma dopo tre chilometri, già fra le prime case, viene avvisata da una donna dell’arrivo di una grossa pattuglia delle brigate nere. L’avvertimento è provvidenziale: i partigiani non sono colti di sorpresa e, anzi, attaccano per primi i fascisti. Approfittando dello smarrimento creato nei militi del pattuglione (sono 4 i morti e 11 i feriti), la squadra partigiana si inoltra nella boscaglia senza perdite. In risposta, i repubblichini ricorrono alla rappresaglia: nella piccola frazione montana ha inizio così un saccheggio, seguito dalla distruzione di numerose case. Un giovane panettiere, Bruno Bisi, che si sta recando al lavoro percorrendo in bicicletta la strada che conduce a Fondotoce, è ucciso da una raffica di mitra. Viene mitragliata anche Maria Borghini, settantaduenne, che si è affacciata al balcone per richiamare il nipotino. E’ poi la volta di un partigiano straniero, uno dei tanti che hanno scelto di combattere tra le fila dei resistenti italiani: è il partigiano russo Carlo, conosciuto e amato dai valligiani. Sceso dai monti per far provviste, viene sorpreso e ferito dal nemico; intuendo la fine che gli toccherebbe se fosse fatto prigioniero, si uccide con la propria pistola.

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